Paesaggi non euclidei

Arpa, pianoforte e sintetizzatori a evocare gli scenari alpini non euclidei René Daumal. L’album d’esordio di Raul Lovisoni e Francesco Messina, ideale prosecuzione del romanzo incompiuto del poeta francese vicino ai surrealisti, Prati bagnati del monte Analogo esce nel 1979 per l’etichetta Cramps di Gianni Sassi, con la produzione di Franco Battiato e la partecipazione, in una delle tre lunghe tracce, di Juri Camisasca. E sembra veramente di lambire il senso di  quella vetta tanto agognata dai personaggi del libro.

Di idrofoni e metallofoni (Registrazioni oscure #4)

Altro disco in tandem, New and Rediscovered Musical Instruments, quarta uscita della Obscure vede lo scultore sonoro Max Eastley sul lato A alle prese con idrofoni, metallofoni ed altre sculture risonanti e, sul lato B, David Toop, a destreggiarsi tra strumenti ortodossi come la chitarra e altri autoassemblati. Toop avrà poi una brillante carriera di scrittore e critico musicale, tra i suoi libri più noti Oceano di suono, Musica ambient e ascolto radicale nell’era della comunicazione.

Tradimento e tradizione

Avevo in programma da tempo di scrivere di questi 7 LP pubblicati nel 1979 con il patrocinio della regione Campania, curati da Roberto De Simone, scomparso da pochi giorni. Tra registrazioni sul campo e cantori trascinati in studio, per lo sdegno dei duri e puri dell’etnomusicologia, in questi solchi c’è tutta quella cruda e viva materia cui attingerà a pienissime mani la Nuova Compagnia di Canto Popolare.

Menzione speciale per la piccola casa editrice Squilibri che nel 2010 ha pubblicato un prezioso cofanetto, libro + 7CD, intitolato Son sei sorelle , rituali e canti della tradizione in Campania che raccoglie e espande, con altre tre ore di materiale inedito, l’originale box.

Strumenti e voci (registrazioni oscure #5)

La Obscure Records fu fondata da Brian Eno nel 1975 e pubblicò dieci dischi prima di chiudere i battenti nel 1978. Pochi ma buoni se non ottimi. Qui il numero cinque della serie diviso nei due lati del long playing tra il meno noto Jan Steele e l’arcinoto John Cage: personalmente preferisco il primo lato, nell’iniziale All day viene messo in musica un testo di James Joyce, alla chitarra c’è Fred Frith, al basso Steve Beresford. Joyce fa capolino anche nell’altra metà del disco e stavolta fa capolino Robert Wyatt alle prese con una rilettura dal Finnegans Wake. In un altra traccia compare la voce di Carla Bley. Un disco insomma che non all’oscuro non può stare.

Atalanta ermetica

Tycho Brahe, astronomo danese, l’uomo dal naso d’oro, quasi modello per le figure dell’Arcimboldo. Keplero e le sue orbite ellittiche. Giordano Bruno tra numerologia e mnemotecnica. E ancora i costruttori d’automi e i maghi. Rodolfo II convoglió a Praga le figure più eccentriche del tardo cinquecento.
Tra questi anche il tedesco Michael Maier. La sua Atalanta fugiens è un’opera multimediale ante litteram che unisce incisioni, musica, poesie ed epigrammi, una summa delle conoscenze ermetiche.

Qui una registrazione del 1986 edita dalla Claudio Records:

 

Giganteschi pagliacci del mondo solare

Appartiene agli Enten Hitti di Pierangelo Pandiscia e Gino Ape, da trent’anni indefessi sperimentatori sonori, un mio personalissimo e profano Graal: per  quasi vent’anni ho cercato di trovare questo disco, uscito per la collana Taccuini del Consorzio Produttori Indipendenti nel 1997 (e in realtà già stampato l’anno prima in poche copie come Giant Clowns).  Mi aveva colpito una breve recensione e quel titolo, Giganteschi pagliacci del mondo solare, con cui il poeta Velimir Chlebnikov, fatto conoscere in Italia da  Angelo Maria Ripellino, designava i cubofuturisti russi.

Concerto in versi

Uscito nel 2001, unitamente al libro Carte da decifrare edito da Einaudi, il Concerto in versi di Ivano Fossati con la bravissima attrice teatrale Elisabetta Pozzi, e un contorno di ottimi musicisti, presenta un gustosissimo mix di musica e letteratura. Letture magistralmente interpretate secondo un registro ora comico ora drammatico che vanno da T. S. Eliot a Edoardo Sanguineti, da Alfredo Giuliani a William Shakespeare si accompagnano ad alcuni brani del cantautore ligure. Un prodotto da sottobosco letteral-musicale molto ben nascosto ma delizioso.

D’umani umami

Uno dei miei dischi preferiti dell’anno. La rodata coppia Blixa Bargeld e Teho Teardo trova con Christian & Mauro la giusta quadra. Non so se il titolo dell’album rappresenti una presa di distanza dalle loro esperienze musicali ma lo trovo il lavoro più coeso ed omogeneo del duo. Non che i precedenti album non fossero di assoluto valore ma qui archi, elettronica e parole, in italiano, inglese e tedesco si incastrano perfettamente tra riflessioni su quella materia oscura che è il tempo e la morte senza rinunciare all’ironia, come il riferimento alla teoria del Big Cake, l’universo che lievita, citato in Dear Carlo (Rovelli) qui emerito fisico e pasticciere.

 

 

Fu Turismo

Nel 2009, anno del centenario del Manifesto del Futurismo, fu portato in scena un divertentissimo spettacolo capitanato da Elio, senza le Storie Tese, con un piccolo manipolo di musicisti che univa recuperi d’antan e pezzi composti per l’occasione. 

La magnifica spedizione fu… turista da Milano a Marechiare per uccidere il chiaro di luna, questo il titolo, inscenava un immaginario viaggio di Marinetti e i suoi accoliti da Milano a Napoli.
Peccato che, a parte qualche breve stralcio presente in rete, non sia mai stato documentato su disco neppure dal vivo.
In scaletta compariva più di un pezzo di Rodolfo De Angelis che prima di diventare cantore del fascismo fu uno dei primi animatori del teatro futurista a Napoli, suoi anche tre volumetti dedicati alle vicende dell’epoca, Caffè concerto: memorie d’un canzonettista, Noi Futuristi e Storia del Café-chantant. Lontano dalle provocazioni rumoriste di un Russolo, De Angelis, spurgato dei peana al regime, fu salace autore di irresistibili canzonette.

Considera l’aragosta

Rubo il titolo alla omonima raccolta di saggi di David Foster Wallace per scrivere dell’aragosta più  famosa della new wave, la Rock Lobster dei B52’s da Athens, Georgia culla dei più famosi R.E.M. e degli infinitamente meno Pylon.

Parlare dei B52’s vuol dire per me fare pubblica ammenda per non averli mai considerati né  carne né pesce. E invece il loro sound è  prelibato come il miglior crostaceo: solare, ironico, geniale nel recupero della miglior tradizione dei gruppi vocali degli anni sessanta e della surf music.