I fantocci di carne

Il massimo successo dei Meat Puppets  è l’album Too High to Die, pubblicato nel 1994 dopo il clamoroso successo del concerto unplugged dei Nirvana che per l’occasione ospitarono i fratelli Kirkwood,  insieme due terzi della band di Phoenix, ed eseguirono ben tre brani dal loro secondo LP, risalente al 1983 e pubblicato dopo un ipercinetico primo EP che condensava cinque tracce nello spazio di complessivi cinque minuti e sedici secondi e un primo album dove stavolta si incrementava il minutaggio ad una media di un minuto e mezzo a brano!

Inseriti a torto nel carrozzone del grunge la loro musica era quella dell’hardcore mediato dal country e dalla psichedelia. Ricordo una intervista dell’epoca in cui dichiaravano che mentre a Seattle c’erano i salmoni, in Arizona c’era il sole che rendeva tutti schizzati. E non si può che convenirne e andarsi a riascoltare quel Meat Puppets II che tanto piaceva a Kurt Cobain.

Un altro stile di vita

Le immagini di Koyaanisqatsi, film-documentario presentato per la prima volta nella primavera del 1982 del regista Godfrey Reggio, sono sottolineate dal solo commento sonoro di Philip Glass. Il minimalismo del compositore statunitense permea completamente la pellicola priva di dialoghi e trama e dove la chiave interpretativa va cercata nella parola hopi, la lingua degli amerindi dell’Arizona che vuol dire vita tumultuosa ed è quindi un invito a cercare un altro stile di vita.

La colonna sonora esce una prima volta nel 1983 ma solo con una parte delle musiche presenti nel film. La versione completa sarà edita solo nel 2009.