Effetto Kirlian

Seymon Davidevic Kirlian era un semplice elettricista autodidatta di Krasnodar, in Unione Sovietica. Per imperizia, mentre riparava un generatore, fu colpito da una scossa elettrica. Avendo visto sprigionarsi dalla sua mano un arco elettrico colorato decise di ripetere l’esperienza e di immortalarla su una lastra fotografica. Scoprì che le parti del corpo umano fotografate emanavano un’aura che assumeva, a seconda della pellicola utilizzata, colori diversi. Di quello che è noto oggi come effetto Kirlian se ne appropriarono i pranoterapeuti per propagandare le loro teorie sui flussi di energia.

Kirlian photograph è anche il pezzo che apre Mix-up il primo disco dei Cabaret Voltaire, gruppo di Sheffield, alfieri, come i concittadini Clock DVA, di un post-punk dai connotati elettronici e industriali.

Anche in Italia c’è chi si è ispirato allo strano effetto, come i Kirlian Camera, attivi con il loro synth-pop dagli anni ’80 e che sono stati la prima band italiana arruolata dalla Virgin e, in tempi recenti, il poco noto trio dei Kirlian. Originari di Treviso hanno pubblicato l’interessante album strumentale A.U.R.A.L. nel 2015.

 

Crogiolo di suoni

« Sheffield, I suppose, could justly claim to be called the ugliest town in the Old World. »

Così scriveva George Orwell di Sheffield, anonima città dello Yorkshire che durante la Rivoluzione Industriale vide decuplicata la sua popolazione per via dello sviluppo delle acciaierie: qui sono stati inventati il crogiolo e l’acciaio inossidabile. E tra i disoccupati delle acciaierie Sheffield si svilupperà, oltre un secolo dopo, la trama del fortunato film Full Monty.

E proprio Sheffield è stata sul finire degli anni settanta il crogiolo in cui sono nate importanti realtà della musica industrial come i Cabaret Voltaire e i Clock DVA di Adi Newton. Questi ultimi esordiscono nel 1980 con White souls in black suits, una raccolta di jam psichedeliche che alla mancanza del sole californiano sopperiscono con le scorie incandescenti e acuminate dell’altoforno.