Il ritmo lento della tartaruga

L’esordio dei chicagoani Tortoise è già lontano un quarto di secolo, il singolo d’esordio, Mosquito, è infatti datato 1993.  Risale all’anno seguente invece l’esordio sulla lunga distanza con l’eponimo Tortoise, pubblicato dalla Thrill Jockey. Doug McCombs, John Herndon, John McEntire, Bundy Brown (questi ultimi due reduci dall’esperienza dei Bastro) e Dan Bitney cominciano a confezionare la preziosa miscela di jazz, elettronica, dub che farà scuola e che dal ventoso Illinois si diffonderà per tutto il globo con l’etichetta stretta di post-rock.

Sciroppo per la tosse

“When I see the sun / I hope it shines on me / And gives me everything… well, almost / Some people seem / To be just small hard peas / Sometimes I think it’s me” (da Pea)

La codeina è un alcaloide usato negli sciroppi per calmare la tosse. I dischi dei Codeine godono delle stesse proprietà: ti entrano dentro, ti sciolgono le vie respiratorie e lentamente ti fanno scivolare nella dolcezza del sogno.

Formatisi a Chicago nel 1989 e durati il tempo di un paio di album, i Codeine di John Engle (chitarra), Chris Brokaw (batteria, poi rimpiazzato dal futuro June of ’44 Doug Scharin) e Stephen Immerwahr (basso e voce) di fatto approdarono a quello slowcore che in Europa avrebbe avuto come massimi esponenti i Talk Talk al culmine del loro processo di sottrazione sonora.

 

 

Sogni siamesi

Thomas Edison è ritenuto, a torto, il padre della lampadina: rubò l’idea a Henrich Goebel. Ma si macchiò di ben altri delitti, compreso quello dell’elefantessa Topsy arrostita da una rudimentale sedia elettrica nel tentativo di screditare il sistema di trasmissione in alternata del rivale Nikola Tesla. Tra i vari crimini perpetrati dal nostro, sordo d’orecchio ma lesto di mano, c’è anche il primo caso di pirateria della storia del cinema: suoi agenti corruppero un impresario teatrale di Londra ottenendo una copia della pellicola di George Méliès ‘Le voyage dans la Lune‘ liberamente ispirato ai racconti di Jules Verne e ritenuto il capostipite del genere fantascientifico. Grazie all’ennesima azione ribalda Edison poté stampare centinaia di copie e smerciarle ai teatri newyorkesi senza che il povero Méliès ne potesse ricavare neanche un nichelino.

Nel 1995 gli Smashing Punpkins omaggeranno Méliès nel video di Tonight, tonight tratto da Mellon Collie and the infinite sadness ultimo disco degno di nota per Billy Corgan e soci, purtroppo usciti stremati e prosciugati nell’ispirazione da quel presuntuoso doppio album arrivato dopo i fasti dell’ottimo e più coeso, conciso e fragoroso Siamese Dream. Nell’album era contenuta quella Rocket  il cui video già testimoniava la voglia di viaggiare nello spazio.

Una lucertola di nome Gesù

Il losco figuro che me li fece conoscere, mezza vita fa, era esaltato dal loro nome: “Gesù lucertola” cianciava. Ma andava tradotto semplicemente con basilisco, la lucertolina quasi alata capace di camminare sull’acqua. E forse di sguazzare nel sangue della vasca da bagno di Mary, primo atto di un repertorio seriale di nefandazze ora narrate ora sputacchiate dal cantante David Yow già nei seminali Scratch Acid col sodale David Wm. Sims e qui ancora in trio col chitarrista Duane Denison: solo piú tardi la batteria elettronica sarà sostituita da un batterista in carne ed ossa.

Bloody Mary è post-hardcore che vanterà innumerevoli tentativi di imitazione, Nirvana in primis, ma tutti inferiori al modello originale.