Matrilineare

“Se Matrilineare aiutasse alla vita, anche a una sola, credete, sarebbe per tutti un pugno alla paura.”

Così scriveva Massimo Zamboni nel presentare una compilazione di ninne nanne nata da un’idea del Consorzio Produttori Indipendenti e che raccoglieva voci femminili del Consorzio: Mara Redeghieri degli Ustmamò, Valeria Cevolani e Roberta Vicinelli dei Disciplinatha, Ginevra Di Marco dei C.S.I. e quelle meno note di Il Grande Omi, Divine, Eh?, Mira Spinosa, estAsia. Spiccava poi la presenza di Cristina Donà e delle nonne del Coro delle Mondine di Correggio.

“Onori alle basi solide, basta riconoscerle ed accettarle per schivare i rischi, che la vita non riesci a rinchiuderla, quando decide di scorrere.”

Il pomo della discordia

“Tanto io non ho speranza / io ho fede”
Un disco che  è unanimemente considerato come l’anello debole o addirittura debolissimo della discografia dei Massimo Volume. Nonché ultimo disco ufficiale prima dello scioglimento e il silenzio durato fino al 2008. A essere maligni si potrebbe scaricare la colpa su Manuel Agnelli, cantante degli Afterhours e all’epoca molto vicino al gruppo di Emidio Clementi: i due frontman, divenuti  amici,registreranno alcuni reading come Gli Agnelli Clementi e faranno anche un viaggio insieme in India. L’album del 2002 degli Afterhours, Quello che non c’è, ne sarà fortemente influenzato: Bye Bye Bombay, Varanasi baby e Ritorno a casa, con un recitato alla Massimo Volume, lo testimoniano in maniera evidente.
Club Privé, pubblicato nel ’99 e prodotto proprio da Agnelli, arriva dopo una formidabile terna di dischi (Stanze, Lungo i bordi, Da qui). La band cerca vie nuove, in un paio di brani Mimì prova a cantare, ma gli esiti sono altalenanti. Rimangono però perle accecanti: Pondicherry, Privé (impreziositi, questi due brani,  dalla voce di Cristina Donà), Seychelles ’81, Dopo che, Altri nomi.