Una corona di spine poggiata sul palco tra la chitarra e le spie

Una corona di spine poggiata sul palco tra la chitarra e le spie.

Così Emidio Clementi dei Massimo Volume ci ricordava di ricordare il compianto cantautore americano Vic Chesnutt, morto a soli 45 anni dopo una vita segnata da un terribile incidente d’auto che l’aveva costretto su una sedia a rotelle dall’età di 19. L’incidente era stato provocato dalla dipendenza all’alcool da cui riuscirà col tempo faticosamente a liberarsi. Sintomatico in tal senso il titolo del suo terzo disco Drunk, registrato in un perenne stato di ubriachezza. Non riuscirà invece Chesnutt a liberarsi da quei demoni che lo porteranno a tentare più volte il suicidio, sempre sventato, fino all’ultimo, fatale.

Scoperto ad Athens dall’illustre concittadino Michael Stipe, cantante dei R.E.M. che produrrà i suoi primi dischi e divenuto beniamino di tanti musicisti, dagli Smashing Pumpkins a Madonna, per i suoi testi poetici e spesso dolentemente autobiografici, Vic Chesnutt si inoltrerà anche in territori altri come quando nel 2007 registrerà l’album North Star Deserter  con i canadesi Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra e il chitarrista dei Fugazi Guy Picciotto che aggiungeranno un’eroica drammaticità alle sue canzoni.