Nel solco ancora scorrerà sete che divora i sorsi

In attesa di  ascoltare l’ultima fatica IRA, che doveva essere presentata dal vivo nelle prossime settimane, vado a riascoltarmi il precedente DIE, anno 2015 di Jacopo Incani alias IOSONOUNCANE. Parsimonioso nelle sue uscite discografiche,  il primo lavoro, La macarena su Roma, è  datato 2010, DIE è  un concept sul dialogo a distanza di un uomo e una donna, lui in mare, lei in attesa a riva e la paura della morte. Un disco più  suonato e più  universale rispetto ai comizi, peraltro eccellenti, del disco di esordio.


 

Oltre il basso, l’altrove

Ho atteso con impazienza di mettere sul piatto del giradischi Alone, il nuovo lavoro di Gianni Maroccolo, storico bassista dei Litfiba e da appassionato di acronimi, di CCCP, C.S.I., P.G.R.. Tralascio il curriculum lunghissimo di musicista e produttore del Marok che, mandato in pensione lo storico basso Attilio, ha ripreso a  percorrere sentieri più elettronici e sperimentali. Alone è il primo episodio di quello che sarà il suo disco perpetuo che uscirà a cadenza semestrale per sempre. Questo primo disco, curatissimo nell’artwork, vede la presenza di una vecchia conoscenza del rock nostrano come Edda Rampoldi, voce dei Ritmo Tribale e Iosonouncane.

Il lungo flusso sonoro del disco, scherzosamente etichettato come krautmarok, omaggia tanto la  musica cosmica tedesca quanto il post-punk degli esordi di Gianni fino alle suggestioni etniche e world, ben esemplate dalle nenie indiane di Edda e che rimandano all’importante collaborazione di Marok con il compianto Claudio Rocchi.