Oggi forse sì

L’aggettivo eclettico sta addirittura stretto a un musicista come Czeslaw Niemen: polacco, classe 1939, ha spaziato dal pop alla musica psichedelica, dal jazz-rock alla musica elettronica. Nel 1970 partecipò addirittura al Cantagiro, il popolare festival itinerante nostrano con Oggi forse no. Ovviamente al pop senza nerbo preferisco i due ottimi dischi sperimentali registrati nel 1973 insieme ai musicisti del gruppo SBB e intitolati semplicemente Volume 1 e Volume 2 (riuniti poi nell’antologico Marionetki). Ma non sono gli unici titoli della discografia del nostro a meritare un ascolto attento.

Attenti al bruco

Settetto londinese, i Catapilla (corruzione linguistica di caterpillar che qui sta letteralmente per bruco e non per il macchinario per la manutenzione stradale) vissero pochi anni senza diventare farfalle. Due ottimi dischi di jazz-rock venati di psichedelia e impreziositi dalle straordinarie doti vocali di Anna Meek, entrambi licenziati dalla Vertigo, l’omonimo Catapilla (1971) e Changes (1972).

Il lupo e la pecorella

Lasciatosi alle spalle la hit pop Un’ora sola ti vorrei degli Showmen, il sassofonista James Senese e il batterista Franco Del Prete arruolano il bassista britannico Tony Walmsley e il tastierista americano Mick Harris per l’esordio, nel 1975, dei Napoli Centrale, miscela esplosiva di vigoroso jazz-rock e canzone di denuncia sociale. Testi in dialetto partenopeo che affrontano emigrazione, spopolamento delle campagne, disparità sociale, satira del potere.

Tutto grasso che cola

La scena musicale francese degli anni settanta ha prodotto esperienze musicali di assoluto rilievo. Un album da riscoprire è l’esordio dei Lard Free di Gilbert Artman, prolifico polistrumentista, in seguito alla testa di Urban Sax e Catalogue oltre che autore in proprio di colonne sonore.

Questa prima prova è un avventuroso jazz-rock ben illustrato dalla copertina dell’album: un coltello che incide una nuvola. E l’iniziale Warindbaril pare davvero strappare il  cielo dipinto di rosso di una quinta teatrale.

Canterbury al pesto

Picchio Dal Pozzo. A volte la scelta del nome del gruppo è decisiva. E in questo caso azzeccatissima. Nome splendido. Copertina altrettanto evocativa, ripresa da un libro tedesco di illustrazioni per bambini. Musica che attinge sì al jazz-rock di Canterbury ma lo interpreta con un’originalità e una sensibilità fuori dal comune. Non solo epigoni di Soft Machine e compagnia wyattante.

Raro Ben

Piccola gemma di jazz-rock uscita nel 1971 quella dei Ben. In copertina un naso che cola come un rubinetto male avvitato. Musica che cola a fiotti copiosi lungo le quattro tracce in cui si cimentano i quattro musicisti (sax, organo, chitarra e batteria). Disco purtroppo ricordato più per le quotazioni abnormi sul mercato dei vinili, l’originale LP è tra i più rari del catalogo della Vertigo e quindi tra i più costosi, che per la musica: molti recensori infatti lo bollano come tra le cose peggiori licenziate dalla label dall’inconfondibile spirale. Cosa in parte vera, ma più per merito del resto della scuderia – Black Sabbath, Gentle Giant, Patto, Nucleus e compagnia cantante – che per demeriti propri.