La geografia è destino

“So che la geografia è destino, la storia non si fa, signorile, a tavolino” (Giovanni Lindo Ferretti da Orfani e vedove, P.G.R.)

Il Kurdistan è una nazione che non ha confini che la separano da altri stati ma viene attraversata, come da devastanti cicatrici, da quelli di Siria, Turchia, Iran e Iraq che si sono visti assegnare dalla storia, mai galantuoma, fette mal ritagliate di quel vasto territorio in cui i curdi non sono padroni della loro casa ma ospiti mal sopportati.

Da profanissimo di musica tradizionale mi sono imbattuto nell’ascolto di un intenso concerto tenuto a Teheran dal musicista iraniano Kayhan Kalhor, ma di origine curda, Khayan Kalhor in duo con il turco Erdal Erzincan. Il primo suona il tradizionale kamancheh, il secondo il baglama. La musica persiana e turca come leva per abbattere i confini.

Oltre il basso, l’altrove

Ho atteso con impazienza di mettere sul piatto del giradischi Alone, il nuovo lavoro di Gianni Maroccolo, storico bassista dei Litfiba e da appassionato di acronimi, di CCCP, C.S.I., P.G.R.. Tralascio il curriculum lunghissimo di musicista e produttore del Marok che, mandato in pensione lo storico basso Attilio, ha ripreso a  percorrere sentieri più elettronici e sperimentali. Alone è il primo episodio di quello che sarà il suo disco perpetuo che uscirà a cadenza semestrale per sempre. Questo primo disco, curatissimo nell’artwork, vede la presenza di una vecchia conoscenza del rock nostrano come Edda Rampoldi, voce dei Ritmo Tribale e Iosonouncane.

Il lungo flusso sonoro del disco, scherzosamente etichettato come krautmarok, omaggia tanto la  musica cosmica tedesca quanto il post-punk degli esordi di Gianni fino alle suggestioni etniche e world, ben esemplate dalle nenie indiane di Edda e che rimandano all’importante collaborazione di Marok con il compianto Claudio Rocchi.