Luce alla Neon (Neon Records #1)

La Neon Records nacque come costola della RCA con grandi speranze e progetti ambiziosi come il supergruppo Centipede di Keith Tippett. Ebbe purtoppo vita brevissima e nel buco finanziario dell’etichetta inglese finirono per cadere miseramente ottimi gruppi sospesi tra progressive e jazz-rock come Spring, Tonton Macoute, Indian Summer, Running Man, Raw Material. Per quasi tutti loro non ci fu altra occasione di pubblicare altro materiale.
Tra le centodieci mani dei Centipede che registrarono l’album Septober Energy , con la produzione di Robert Fripp,  c’era il meglio del meglio della scena jazz-rock britannica con membri di King Crimson, Soft Machine, Nucleus, Patto.

Strutture d’aria

“Con frippertronics si indica una tecnica di incisione che permette di produrre un tappeto sonoro sotto forma di canone a partire da una sola chitarra utilizzando ripetute sovraincisioni. Inventata da Brian Eno e Robert Fripp da cui prende il nome (ma già Terry Riley aveva in precedenza sperimentato tecniche simili), collegando tra loro due registratori a bobina Revox posti a qualche decina di centimetri (fino a qualche metro) di distanza: il primo registratore incide il suono prodotto dalla chitarra sul nastro, che invece di avvolgersi sulla seconda bobina (del primo registratore), viaggia fino alla seconda bobina del secondo registratore impiegando alcuni secondi (ritardo), lì viene letto ed inviato nuovamente al primo registratore, dove viene leggermente attenuato, mixato con il suono della chitarra e reinciso, in una specie di ping-pong sonoro in cui i suoni continuano a sovrapporsi e fondersi tra loro via via che il musicista suona. Una nota isolata verrebbe così ripetuta ciclicamente come un’eco che si attenua gradualmente con ogni successiva ripetizione (con ovviamente anche un deterioramento della qualità sonora dovuto al continuo processo di reincisione). Il risultato è un tappeto sonoro che si stratifica ed evolve ciclicamente nel tempo, composto da note prolungate miste ad alcune appena accennate, spesso improvvisato e quindi sempre diverso”.
Il prodotto degli esperimenti del duo Fripp & Eno si concretizzarono nei due album (No pussyfooting) del 1973 ed Evening star del 1975. Emblematica la copertina del primo album con i due musicisti più volte riflessi negli specchi quasi a suggerire il mondo di loop annidato nei solchi del vinile. A questi due dischi va aggiunto il bootleg Air structures, doppio LP ricavato da un concerto tenuto all’Olympia Hall di Parigi il 28 maggio del ’75.

Questione di punteggiatura

Tanto tempo fa  (ma proprio tanto tanto tempo fa) ascoltai gli Ultravox: non solleticarono il mio orecchio e finirono nel dimenticatoio. Solo molto tempo dopo scoprii che avevo sentito il gruppo sbagliato: prima del noioso synth-pop degli Ultravox di Midge Ure c’erano stati gli strepitosi Ultravox!, con quel punto esclamativo che non è il commento dell’ampolloso scrivente ma parte integrante della denominazione sociale del gruppo allora capitanato da John Foxx e che omaggiava gli imprescindibili tedeschi Neu! di Michael Rother  e Klaus Dinger.

Gli Ultravox! durarono lo spazio di due ottimi dischi prima di perdere insieme al punto esclamativo anche John Foxx e l’aura magica degli esordi. Il primo album, omonimo, prodotto da Brian Eno un attimo prima di fare armi e bagagli in direzione di Berlino in compagnia di Robert Fripp e David Bowie e il secondo, Ha! Ha! Ha!, prodotto da Steve Lillywhite già coéquipier di Eno nella produzione del primo LP, sono un riuscitissimo impasto di glam-rock, punk ed elettronica.