Eretici, Ermetici

RIO, acronimo di Rock In Opposition, nasce il 12 marzo 1978 a Londra. L’opposizione dichiarata è alla musica commerciale. E il volantino vergato da Chris Cutler è eloquente: “I discografici prendono le loro decisioni basandosi sul profitto ed il prestigio… essi hanno orecchie solo se si tratta di rubare denaro, cuori che pompano sangue di chi assassinano”. Sotto lo slogan “The music the record companies don’t want you to hear” si esibiscono cinque gruppi da altrettanti paesi: i padroni di casa, gli Henry Cow, gli italiani Stormy Six, gli svedesi Samla Mammas Manna, i francesi Etron Fou Leloublan e i belgi Univers Zero.

Quest’ultimi, capitanati dal batterista Daniel Denis, si portano dietro un armamentario di viole, violoncelli, clarinetti, harmonium e spinette. Più che il rock inseguono Bartok e la musica contemporanea. Il loro secondo disco ‘Heresie’ del 1979 è esemplare: l’umore è tetro e plumbeo come i cieli di Bruxelles. Negli anni seguenti incorporeranno nella loro musica strumenti elettronici e sintetizzatori ma senza mai discostarsi dal loro credo eretico lontano da ogni altro genere precostituito. Il loro suono rimarrà sempre, come titola una delle loro prime composizioni, un “caos ermetico”.

La gioia è contagiosa

Ascolto i Samla Mammas Manna, con i loro intermezzi circensi, e mi saltano in mente i saltimbanchi di Ingmar Bergman. A parte la comunanza geografica, nella musica dei Samla Mammas Manna è presente la stessa dicotomia tra razionale e irrazionale, tra geometria e allegro e scanzonato disordine del regista svedese.

I Samla Mammas Manna nascono nel 1965 quando Lars Hollmer adatta il pollaio della madre a studio di registrazione (non a caso battezzato ‘The chicken house‘). Il primo disco, omonimo, è del 1971. Il secondo, Maltid due anni dopo. Poi la partecipazione al Rock in Opposition permette ai nostri un po’ di visibilità al di fuori dei patrii confini.

Nel ’77 dopo aver cambiato chitarrista diventano Zamla Mammaz Manna proseguendo poi nel semianonimato fin quasi ai giorni nostri senza mai venire meno all’invito fatto agli ascoltatori tra le note di copertina di Maltid: “Remember: joy is contagious“.