Mille gru di carta (Made in Japan #22)

1954. Sadako Sasaki è una bambina che sogna di correre. In seguito a un attacco di vertigini le viene diagnosticata la leucemia. Leucemia provocata dalla pioggia nera, le radiazioni liberate dall’esplosione nucleare sulla città di Hiroshima. Sono passati nove anni dal terribile evento ma gli effetti sono ancora devastanti.

Sadako passa quattordici mesi in ospedale. Costruisce gru di carta. Una antica tradizione dice che un desiderio sarà esaudito a chi riuscirà a costruire mille gru di carta. Sadako si aggrappa a quelle gru di carta per quei quattordici mesi di sofferenza e disperata speranza.

I Mono, gruppo post-rock giapponese, mezzo secolo dopo, nel 2004, chiuderanno l’album Walking cloud and deep red sky, flag fluttered and the sun shined con una delicata dedica alla storia di Sadako, A thousand paper cranes, episodio più malinconico del disco.

La vicenda di Sadako, cui è dedicata una statua nel parco della Pace di Hiroshima, sarà anche raccontata dallo scrittore Karl Bruckner nel libro Il gran sole di Hiroshima.

Trenodia per le vittime di Hiroshima (Made in Japan #21)

Nell’antica Grecia la trenodia era un tipo di canto funebre. Nel 1960, l’allora ventisettenne compositore polacco, Krzysztof Penderecki compose una sua personale trenodia per le vittime della bomba atomica fatta esplodere nel cielo di Hiroshima il 6 agosto del 1945.

Tren ofiarom Hiroszimy è eseguita da 52 strumenti ad arco, violini, viole, violoncelli e contrabbassi portati ai limiti del registro sonoro: dense masse soniche si abbattono sull’ascoltatore  evocando il bagliore dell’esplosione che in pochi secondi cancellò un’intera città.

Ogni anno gli hibakuska, i sopravvissuti alla bomba, sono sempre meno: diventa ancora più doveroso conservare memoria dei troppi momenti in cui l’uomo ha rinunciato ad essere umano.

Tornando al mero discorso musicale Tren ofiarom Hiroszimy è stata utilizzata anche da Stanley Kubrick in Shining e da David Lynch nell’ottavo episodio della terza stagione di Twin Peaks.

Thirty seconds over Tokyo (Made in Japan #20)

Nella primavera del 1942 Tokyo fu bombardata per la prima volta dai B-25 americani. L’operazione Doolittle non provocò molti danni ma dimostrò la vulnerabilità aerea del Giappone. Nel ’44 la storia del raid statunitense fu trasposta al cinema da Thirty seconds over Tokyo. La pellicola, di manifesta propaganda bellica, vedeva tra gli interpreti anche Spencer Tracy, Robert Mitchum e un giovane Blake Edwards che raggiungerà la notorietà non come attore ma come il regista di Hollywood Party e delle varie Pantere Rosa.

La vicenda ispirerà il primo singolo dei Pere Ubu di David Thomas edito dalla Hearthan nel 1975. Il testo, visionario, racconta il bombardamento della capitale giapponese e la follia della guerra. Il retro del singolo è l’altrettanto evocativo Heart of Darkness. Il capolavoro della band di Cleveland, The Modern Dance, uscirà solo nel ’78 ma già questo singolo, da solo, vale più dell’intera discografia di mille altre band.

Flew off early in the haze of dawn 
in a metal dragon locked in time, 
skimming waves of an underground sea 
in some kind of a dream world fantasy

Sun a hot circle on a canopy, 
’25 a racing blot on a bright green sea 
Ahead the dim blur of an alien land, 
time to give ourselves to strange gods’ hands

Dark flak spiders bursting in the sky, 
reaching twisted claws on every side 
No place to run, 
no place to hide, 
no turning back on a suicide ride

Toy city streets crawling through my sights, 
sprouting clumps of mushrooms like a world surreal 
This dream won’t ever seem to end, 
and time seems like it’ll never begin 
30 seconds, 
and a one way ride 
30 seconds, 
and no place to hide 
30 seconds over Tokyo