Il canto sospeso
Sulle note di copertina di Freak Out, il primo album e primo capolavoro di Frank Zappa, compare una lunga serie di ringraziamenti semiseri a personaggi eterogenei da James Joyce a Salvador Dalì, da Sacco & Vanzetti a Lawrence Ferlinghetti fino a non meglio identificati figuri quali Uncle Ed e The Hypnotist. Ma anche tanti bluesman, da Willie Dixon a Slim Harpo e soprattutto compositori d’avanguardia, Varese, Boulez, Stockhausen, Ives e anche l’italiano Luigi Nono.
Quel Luigi Nono che non è stato un coglione. A dispetto di tutte le Anna di Francia del cantautore bolognese Claudio Lolli che così rappresentava lo stato d’animo diffuso in una buona fetta della sinistra nei confronti del compositore d’avanguardia che aveva portato nella sua musica forti istanze politiche sin dall’esordio con Il canto sospeso, basato su frammenti di lettere di condannati a morte della Resistenza, e proseguito con La fabbrica illuminata, dove l’attenzione si spostava alle lotte operaie o con Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz, sulla immane tragedia dei campi di concentramento nazisti.
Remo contro
Pittore, attore, poeta e chi più ne ha più ne metta il buon Remo Remotti esordisce come cantante nel 1998 con Me ne vado da Roma insieme al duo elettronico dei Recycle. L’esordio sulle lunga distanza è addirittura del 2005 a ottantun’anni suonati con il disco Canottiere cui seguiranno In voga (2007), Lo zodiaco di Remotti (2008), Remo! (2010) e nel 2013 RemottiSalis con il pianista e fisarmonicista jazz Antonello Salis, ultima prova prima della morte di Remotti, avvenuta nel 2015.
Canottiere raccoglieva performance in pub e discoteche, perle di un genio irriverente che cantava l’amore ed odio per la sua Roma, l’ossessione senile per il sesso, le amare riflessioni su una società sempre più allo sbando.
Il blu, l’oro e il magico giallo
Furono disseppelliti dal dimenticatoio, prima di tornarcene repentinamente, dalla Spittle Records, i nostrani Leanan Sidhe. Nel sottobosco fecondissimo della Firenze degli anni ottanta, dove i più affermati Litfiba e Diaframma ripetevano più o meno scolasticamente la lezione del post-punk d’oltremanica, i Leanan Sidhe seppero affondare le mani nelle acque pù profonde della psichedelia come testimoniato dai due ottimi miniLP del biennio 86-87 Ash Grove Primroses e Our Early Childhood Skyes raccolti vent’anni dopo con un paio di inediti su CD col titolo di Blue and Gold (and Magic Yellow). A queste due prime prove seguì un’esistenza nascosta che portò alla realizzazione di due lavori estremamente sperimentali come Plansequence del ’94 e di Calendario Arboreo Perpetuo del 2000 .
Zappa alla francese
Compositore d’avanguardia, cantante, clarinettista, il francese Albert Marcoeur, classe 1947, viene definito come il Frank Zappa d’oltralpe. L’esordio è del 1974 e gli varrà un posto nella sempre famigerata e benemerita Nurse With Wound list. Avanguardia e divertissement. Da ascoltare.
Un altro stile di vita
Le immagini di Koyaanisqatsi, film-documentario presentato per la prima volta nella primavera del 1982 del regista Godfrey Reggio, sono sottolineate dal solo commento sonoro di Philip Glass. Il minimalismo del compositore statunitense permea completamente la pellicola priva di dialoghi e trama e dove la chiave interpretativa va cercata nella parola hopi, la lingua degli amerindi dell’Arizona che vuol dire vita tumultuosa ed è quindi un invito a cercare un altro stile di vita.
La colonna sonora esce una prima volta nel 1983 ma solo con una parte delle musiche presenti nel film. La versione completa sarà edita solo nel 2009.
Working Class Heroes
Gli inglesi Third World War durarono poco meno di un triennio ma si distinsero come una delle band più estremiste dell’epoca. Autoproclamatosi working class band portarono avanti con un sound aspro e sanguigno le istanze della classe operaia tanto da essere annoverati spesso come prima punk band inglese, etichetta in fondo fuorviante visto che la loro proposta sonora affondava in melme blues e hard-rock. Affini a Pink Fairies, Deviants, Edgar Broughton Band registrarono due soli album, l’eponimo Third World War, uscito nel ’71 e Third World War 2 l’anno seguente.
Il sacrificio della vedova nera
Gruppo di Leicester affascinati dall’esoterismo, i Black Widow esordiscono con l’LP Sacrifice per la CBS nel 1970 dopo essersi fatti una pessima fama per i loro spettacoli teatrali che si concludevano con, ovviamente finti, sacrifici umani. Al di là dei testi impregnati di occultismo e satanismo l’album è un bellissimo esempio di scurissimo progressive dal sax iniziale di In Ancient Days alle tastiere e al flauto della conclusiva title-track.
Non aver paura del buio alla fine della tempesta
Dopo lo straordinario successo di vendite di The Dark Side of the Moon la Harvest decise di riunire in un doppio LP intitolato A Nice Pair i primi due album, The Piper at the Gates of Dawn e A Saucerful of Secrets, quelli barrettiani per intenderci e, di conseguenza, gli unici registrati dai Pink Floyd a detta di un barrettiano come colui che verga queste righe. L’artwork della Hipgnosys includeva una serie di foto tra cui quella di una squadra di calcio dalle divise bianche e blu tra cui militavano i membri del gruppo che, appassionati di football avevano messo su il Pink Floyd Football Club. La foto in questione li ritraeva prima di una sonora sconfitta per 4 a 0 con una squadra di marxisti londinesi.
La passione per il calcio di Waters e soci si era già palesata in precedenza sull’album Meddle : in coda alla bellissima Fearless si può ascoltare You’ll Never Walk Alone la canzone simbolo del Kop, la tifoseria del Liverpool durante il sentito derby cittadino con i rivali dell’Everton e di sicuro la canzone simbolo degli stadi d’oltremanica. La canzone originariamente fu scritta dalla coppia Hammerstein e Rodgers per il musical Carousel nel 1945 e portata al successo in Inghilterra da un gruppo di Liverpool, non dai Fab Four, ma dai meno noti Gerry & the Pacemakers nel 1963.
Cartoline dal vecchio West
I Quicksilver Messenger Service di John Cipollina vengono sempre annoverati come terzo gruppo della scena acid-rock di San Francisco. Certo a ragione: non possedevano la sensualità di una Grace Slick e la capacità di sfornare grandi canzoni dei Jefferson Airplane né tanto meno musicisti della caratura dei Grateful Dead (capaci di passare dalla più lisergica psichedelia all’avanguardia della musica concreta). Più fisici nelle loro jam infuocate i Quicksilver Messenger Service non sono stati capaci di grandi prove in studio ma hanno lasciato un meraviglioso live, Happy Trails uscito nel 1969, tratto da due serate ai mitici Fillmore e sublimato nella lunga cavalcata di Calvary.