I netturbini del surf

L’esercito del surf non resse l’urto con l’invasione britannica capitanata dai Beatles: all’epoca ci furono band americane che arrivarono a spacciarsi per inglesi. I Trashmen, da Minneapolis, che pure avevano piazzato al numero 4 di Billboard la loro Surfin’ Bird si videro  ben presto costretti ad accantonare un album già pronto e confezionato e a sciogliersi.

La loro Surfin’Bird, nata dal rimaneggiamento di due brani del gruppo doo-wop dei Rivingtons, ritornerà ciclicamente alla ribalta tanto essere usata da Kubrick in Full Metal Jacket e diventare tormentone spassosissimo di una puntata de I Griffin.

Il vessatore gimnopedista

Quando alla sua morte aprirono finalmente la stanza tenuta sempre chiusa a chiave del suo piccolo appartamento di due camere chiamata scherzosamente l’armadio trovarono vestiti tutti uguali e un gran numero di ombrelli. Fu l’ultima stravaganza di Erik Satie. Era il 1925.
Soltanto l’anno prima aveva partecipato al film dadaista di Renè Clair L’entr’acte dove in compagnia di Francis Picabia carica un cannone contro Parigi mentre Marcel Duchamp e Man Ray giocano a scacchi.
Per certi versi quel gesto ben rappresentava la carriera antiaccademica del grande gimnopedista di Honfleur, quello che già  nel lontano 1893 aveva progettato le Vexations, brevi partiture da ripetere per 840 volte e da suonare a se stessi o quello che aveva inserito nelle musiche per il balletto Parade, soggetto di Jean Cocteau, scene e costumi di Pablo Picasso, i suoni di una macchina da scrivere, una rivoltella, una ruota della lotteria, una sirena da nave e una turbina.

Le cose che piacciono a me

Raindrops on roses and whiskers on kittens / Bright copper kettles and warm woolen mittens / Brown paper packages tied up with strings / These are a few of my favorite things”
Le cose che piacciono a me stanno tra il miele di Julie Andrews e il fiele di Lars von Trier di Dancer in the dark, dove la protagonista e al contempo antagonista del regista danese c’era Bjork.
“Cream colored ponies and crisp apple strudels / Doorbells and sleigh bells and schnitzel with noodles / Wild geese that fly with the moon on their wings / These are a few of my favorite things!”
Tra quei due poli ci sono le decine di versioni di John Coltrane dilatò in lungo e in largo, ogni volta incanalando le note per nuovi meandri, la canzone composta per il musical di The sound of music trasposto poi sul grande schermo da Robert Wise nel 1965.
“Girls in white dresses with blue satin sashes / Snowflakes that stay on my nose and eye lashes / Silver white winters that melt into spring / These are a few of my favorite things!”

“When the dog bites, when the bee stings / When I’m feeling sad, / I simply remember / my favorite things / and then I don’t feel so bad!”

I piccoli diavoli di Minneapolis

Le riprese di Down by Law (per noi del consunto stivale Daunbailò) avvicinarono quei tre impossibili personaggi che rispondono ai nomi, rigorosamente in ordine alfabetico di Roberto Benigni, John Lurie e Tom Waits. L’anedottica attorno alla pellicola di Jarmusch è  sconfinata e con risvolti, giocoforza visti i protagonisti, grotteschi e le amicizie maturate sincere. Tanto che quando due anni dopo Benigni realizzerà  Il piccolo diavolo non solo  riserverà una parte nel cast a John ma affiderà al fratello Evan Lurie, pianista e suo compagno nei Lounge Lizards. E per completare il cerchio ci sarà alla chitarra Marc Ribot, collaboratore storico di Tom Waits. Una colonna sonora da riscoprire.

Era una gioia appiccare il fuoco

“A misura che le scuole mettevano in circolazione un numero crescente di corridori, saltatori, calderai, malversatori, truffatori, aviatori e nuotatori, invece di professori, critici, dotti e artisti, naturalmente il termine “intellettuale’ divenne la parolaccia che meritava di diventare.”

Quando, nel 1966, il grande regista francese traspone cinematograficamente Fahrenheit 451, romanzo distopico di Ray Bradbury, recluta, per la colonna sonora, il compositore americano Bernard Herrmann che ha appena sciolto il sodalizio con Alfred Hitchcock per il quale ha firmato otto colonne sonore tra cui quella di Psyco.

Herrmann contribuisce con il suo commento sonoro a ricreare le atmosfere inquietanti di un possibile futuro – futuro allora ma maledettamente vicino al nostro presente – dominato dai media e dove i pompieri bruciano i libri.