L’uomo che baciava le nuvole

Dici Roland Garros e pensi al tennis e mai mi sarei aspettato che il Roland Garros cui è  dedicato il prestigioso torneo di Parigi è stato un pioniere dell’aeronautica, morto durante il primo conflitto mondiale.

Il suo diario, edito con il titolo L’uomo che baciava le nuvole è  più avvincente di un romanzo e ripercorre le tappe incoscienti ed eroiche dei primi voli. Io, avrei preferito come titolo Nuvole e Blériot come la canzone di Giorgio Canali dedicata a quel pioniere aviere primo trasvolatore della Manica e in seguito costruttore dei velivoli pilotati da Garros per le sue imprese.

Nel diario traspare a ogni pagina il senso di provvisorietà della vita e la febbrile ricerca di superare i limiti, che siano fisici o meccanici, d’altitudine o di distanza, come la traversata del Mediterraneo, dalla Provenza a Tunisi, a bordo di aeromobili dispettosi e più incerti delle ali di cera di Icaro.

 

 

La Luna Cinese

Costin Miereaunu nasce nel 1943 a Bucarest e studia musica prima a Parigi epoi a Darmstadt, allievo di Stockhausen e Ligeti. Acquisisce nel ’77 la cittadinanza francese e dal 1981 insegna alla Sorbona. Compositore di musica aleatoria e musica concreta nel 1975 incide per l’etichetta milanese Cramps di Gianni Sassi l’album Luna Cinese, composta da due lunghe tracce, un collage di voci sul lato A del vinile e un minaccioso strumentale sul lato B. Album finito dritto, manco a dirlo, nella lista dei Nurse With Wound.

Hot Club (Jazz in Paris #2)

In una scena de La dea dell’amore, il protagonista, interpretato dal regista, Woody Allen, propone di chiamare il figlio Django come Django Reinhardt, il famoso chitarrista di origini sinti che con il violinista Stephane Grappelli, il bassista Louis Vola e gli altri due chitarristi Roger Chaput e il fratello minore di Reinhardt, Joseph formarono nel 1934 il Quintette de Hot Club de France. Nell’importante programma radiofonico newyorkese ideato da Boris Vian, il quintetto, che aveva la pecularietà di essere formato da soli strumenti a corda, venne presentato subito dopo Philippe Brun.

Il jazz strappacuore (Jazz in Paris #1)

Il libro Jazz in Paris raccoglie i testi delle trasmissioni radiofoniche preparate da Boris Vian per la WNEW. La radio newyorkese trasmise infatti nel periodo 1948-49 il meglio del jazz proveniente dalla capitale francese che vide in quegli anni un gran fermento grazie anche ai tanti musicisti americani che a Parigi trovarono il successo e lì scelsero di stabilirsi per periodi più o meno lunghi. Il primo artista ad essere presentato al pubblico americano fu il trombettista Philippe Brun, nato nel 1928 e negli anni al fianco di Django Reinhardt, Ray Ventura, Alix Combelle.

Strutture d’aria

“Con frippertronics si indica una tecnica di incisione che permette di produrre un tappeto sonoro sotto forma di canone a partire da una sola chitarra utilizzando ripetute sovraincisioni. Inventata da Brian Eno e Robert Fripp da cui prende il nome (ma già Terry Riley aveva in precedenza sperimentato tecniche simili), collegando tra loro due registratori a bobina Revox posti a qualche decina di centimetri (fino a qualche metro) di distanza: il primo registratore incide il suono prodotto dalla chitarra sul nastro, che invece di avvolgersi sulla seconda bobina (del primo registratore), viaggia fino alla seconda bobina del secondo registratore impiegando alcuni secondi (ritardo), lì viene letto ed inviato nuovamente al primo registratore, dove viene leggermente attenuato, mixato con il suono della chitarra e reinciso, in una specie di ping-pong sonoro in cui i suoni continuano a sovrapporsi e fondersi tra loro via via che il musicista suona. Una nota isolata verrebbe così ripetuta ciclicamente come un’eco che si attenua gradualmente con ogni successiva ripetizione (con ovviamente anche un deterioramento della qualità sonora dovuto al continuo processo di reincisione). Il risultato è un tappeto sonoro che si stratifica ed evolve ciclicamente nel tempo, composto da note prolungate miste ad alcune appena accennate, spesso improvvisato e quindi sempre diverso”.
Il prodotto degli esperimenti del duo Fripp & Eno si concretizzarono nei due album (No pussyfooting) del 1973 ed Evening star del 1975. Emblematica la copertina del primo album con i due musicisti più volte riflessi negli specchi quasi a suggerire il mondo di loop annidato nei solchi del vinile. A questi due dischi va aggiunto il bootleg Air structures, doppio LP ricavato da un concerto tenuto all’Olympia Hall di Parigi il 28 maggio del ’75.

Dall’Illinois all’Île de France

Invitati nel 1969 a un festival a Parigi la Roscoe Mitchell Art Ensemble volò dall’Illinois in Europa. Il gruppo di jazzisti vide nella Francia post-sessantottina  un ottimo brodo di coltura dove fare attecchire le proprie miscele sonore che incorporavano tanto elementi della tradizione africana quanto dell’avanguardia più colta. Così, ribattezzatosi Art Ensemble of Chicago, rimasero un paio d’anni in Francia e a Parigi registrarono una serie di grandi dischi a cominciare dalla colonna sonora di Les Stances a Sophie, pellicola che trattava di liberazione sessuale e in cui i musicisti comparivano in alcune scene sul palco con i volti dipinti come tradizionali guerrieri africani.

Colonna sonora fantastica arricchita dalla splendida voce di Fontella Bass, moglie del trombettista Lester Bowie. A completare la superba formazione dell’Art Ensemble of Chicago c’erano Roscoe Mitchell (sax e clarino), Joseph Jarman (sax), Malachi Favors (contrabbasso) e Don Moye (batteria e percussioni).

L’anarchia flottante dei folletti folli

Ho pescato su Youtube un video dei fenomenali Gong di Daevid Allen, quando nel 1971 parteciparono alla trasmissione Jazz Land della TV francese. La formazione, mancano ancora il batterista Pip Pyle e il chitarrista  Steve Hillage è praticamente quella che da lì a poco darà inizio alla saga di Radio Gnome, della Teiera Volante e dei Folletti del pianeta Gong. Folli sarabande in cui si mescolano i suoni di Canterbury, della psichedelia, della West Coast americana a caratterizare la loro musica apolide.  E non poteva essere altrimenti per un gruppo capitanato da un australiano di stanza a Parigi.