Il vostro caos è il mondo intero

Voce fuori dal coro e coscienza scomoda, questo erano stati i Disciplinatha nella loro parabola artistica conclusasi nel 1997. Spariti dai radar per un ventennio, nel 2017, Cristiano Santini, Dario Parisini, Marco Maiani e, nella splendida Eva, Valeria Cevolani tornano con un EP a nome Dish-Is-Nein: come a mettere in chiaro che non è un’operazione nostalgia. E infatti non lo è: sono sei tracce tiratissime, testi spietati e lucidi, una doccia gelata per cervelli intorpiditi.

Suoni della ricostruzione

Il mondo non dovrebbe mai finire di ringraziare John Peel per le sue celebri sessions. Una miniera di meraviglie. Come ad esempio le prime due sessions dei New Order, in una fase ancora di ricostruzione dopo l’atroce perdita di Ian Curtis, tra i tentativi di Bernard Sumner di ricalcare il cantato di Ian e omaggi come la cover del brano reggae, amato da Ian, del giamaicano Keith Hudson. Il bello di queste registrazioni sta proprio in quell’andamento ondivago che poi prenderà la strada, a me poco gradita, del synth-pop danzereccio.

Suonare in Harmonia

Gli Harmonia nascono dall’incontro dei Cluster di Hans-Joachim Roedelius e Dieter Moebius con Michael Rother dei Neu!. La collaborazione porta subito all’ottimo Musik von Harmonia uscito per la Brain Records nel 1974, una dei furtti più succosi della musica cosmica tedesca.

Un altro mondo verde

Altro disco che quest’anno compie mezzo secolo, Another Green World di Brian Eno è in splendido equilibrio tra il formato rock degli esordi e l’ambient che verrà. Golden Hours con Robert Fripp alla chitarra e John Cale alla viola è una meraviglia, In Dark Trees è elettronica tenebrosa, in alcune tracce c’è Phil Collins dietro batteria e percussioni. La copertina del pittore Tom Phillips splendida e anche il retro, una foto monocroma verde, con Eno assorto nella lettura di un libro. Inutile dilungarsi in parole quando lo si può tranquillamente ascoltare.

 

 

L’oceano e Montezuma

Trent’anni fa, studente con sempre pochi spiccioli in tasca, trovai a prezzo d’occasione Zuma di Neil Young. Disco  che quest’anno compie mezzo secolo e che difficilmente troverete citato tra quelli imperdibili nella vasta discografia del loner canadese. Io personalmente lo amo moltissimo. Zuma è un disco vario che passa da pezzi più elettrici in compagnia dei fidati Crazy Horse, qui alla prima volta col chitarrista Frank Sampedro ad episodi più acustici fino alle due perle finali: Cortez the killer, dove la stagione del flower power viene tra sfigurata in una sorta di Eden prima dell’arrivo dei conquistadores europei e la dolcissima Through my sails, avanzo delle escursioni in compagnia di Crosby, Stills e Nash. Da Montezuma all’oceano di Zuma Beach.

Anima l’inanimato

Lisa Gerrard e Brendan Perry arrivano a Londra dalla natia Australia. Messi sotto contratto dalla 4AD registrano il primo disco, omonimo, che vedrà la luce nel febbraio del 1984. Il disco suona gotico, arcano, la voce fuori dal tempo della Gerrard, una maschera rituale della Nuova Guinea in copertina che già indica gli sviluppi world degli anni successivi.

“To understand why we chose the name, think of the transformation of inanimacy to animacy. Think of the processes concerning life from death and death into life. So many people missed the inherent symbolic intention of the work, and assumed that we must be “morbid gothic types”

Ora pro Nobs

Claude Nobs è stato l’ideatore del Montreux Jazz Festival, la cui prima edizione avvenne nel 1967. A dispetto del nome il festival cominciò ben presto ad ospitare artisti blues, soul e rock diventando famoso anche per lo sfortunato incendio che distrusse il Casinò, sede dei concerti, divampato durante un concerto di Frank Zappa e narrato dai Deep Purple nella loro Smoke on the water con il nostro Funky Claude nei panni del pompiere.

Basterebbe questo per ringraziare nei secoli dei secoli Claude Nobs ma c’è di più: Nobs ha archiviato e reso disponibili le registrazioni di tutti i concerti tenuti a Montreux, una collezione immensa che si è meritata, nel 2013, di entrare nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO.

Nell’imbarazzo della scelta ecco mi rifugio nel più classico dei Weather Report.

 

Working class antihero

Gli Sleaford Mods sono un duo composto da Jason Williamson e da Andrew Fearn. Vedere i loro live è disturbante: il primo lancia invettive, urla, si dimena come una belva ferita, il secondo beve birra, balla e smanetta sul laptop. Stando cosi le cose sarebbero poco più che uno scherzo e invece funzionano alla grande. E un brano (e un video) come quello di Mork n Mindy, in trio  con Billy Nomates, funziona alla stragrande.

Marmi policromi

WadiruM degli Studio Murena è stato uno dei dischi che più ho ascoltato nel 2023. Se già il primo disco, omonimo, con MC Carma alla voce, conteneva ottimi pezzi,  questo WadiruM mantiene un livello altissimo dall’inizio alla fine, compatto come il marmo in copertina, ottimamente suonato e con testi mai banali.

Il monaco in mono

Stanchi di suoni laccati e iperprodotti? Ho scovato un canale Youtube che raccoglie LP di jazz registrati rigorosamente in mono, le prime registrazioni stereo risalgono al 1958, amorevolmente digitalizzati. C’è anche questo LP, uscito nel ’55 per la Blue Note, che  metteva insieme brani registrati tra il ’48 e il ’52, con varie formazioni, da Thelonious Monk, il  “monaco”, e dal grande vibrafonista Bags, al secolo Milt Jackson.