Altro che intrattenitore

In memoria di Robert Redford,  la colonna sonora de La Stangata. Per la pluripremiata pellicola di George Roy Hill, il compositore americano Marvin Hamlish riarrangiò e orchestrò classici del ragtime di Scott Joplin tra cui la celeberrima The entertainer.

Robe di K

Nel 1996 certa psichedelia imbevuta nel Gange era fuori tempo massimo ma faceva ancora facilmente presa sul sottoscritto che, ancora dopo quasi tre decadi, riascolta volentieri l’esordio, ancora godibilissimo, dei Kula Shaker.

Gerani a prova di proiettile

Gruppo inglese, con all’attivo una decina di album autoprodotti tra il 1979 e il 1989, The Deep Freeze Mice si sono mossi tra pop sghembo e sperimentazione entrando a buon diritto nella NWW list. Il disco di esordio, My Geraniums Are Bulletproof, è paradigmatico: sei canzoni dai testi surreali occupano il lato A del LP mentre una lunga suite strumentale domina il lato B.

Il melone e il cantalupo

Uno dei miei ricordi di infanzia più esotici, è la scena di quest’uomo, che per secondo nome faceva Maria (ma quale il primo Giovanni, Alfonso?) che chiamava cantalupo il melone di pane.
Per inciso, anni dopo, finì io a vestire i panni del personaggio esotico che chiamavo melone di pane quelli che tutti dicevano popone.
Qual che sia il nome che volete dargli, il sapore resta sempre quello dell’estate, il suono quello di Herbie Hancock.
Perché il pianista, poco più che ventenne, arriva subito al successo con Watermelon Man, grazie alla cover di Bongo Santamaria, e l’anno dopo bissa con Cantaloupe Island.
Il brano impreziosisce l’album Empyrean Isles, registrato con Freddie Hubbard, Ron Carter e Tony Williams per la Blue Note nel 1964, un album che vanta anche episodi più  sperimentali come la lunga The Egg.

Ultramega KO

Prima del successo planetario di Black Hole Sun, i Soundgarden di Chris Cornell – oggi ricorrono otto anni dalla sua morte – avevano già dato alle stampe nel 1991 il capolavoro Bad Motorfinger. Qui il concerto al Paramount Theatre di Seattle del 1992, incluso in una delle tante esose ristampe ultra-super-mega-deluxe con la band che, sul ring di casa, mostra tutta la sua potenza.

Casa o chiesa

Sulla copertina di Church of Anthrax c’è lo spaccato di una casa dall’arredamento retrò, con tanto di letti a baldacchino e travi in bella vista. E fotografa forse in modo involontariamente incongruo l’incontro, non senza feroce scontro, di Terry Riley, padre del minimalismo e il gallese John Cale, da poco in rotta con i Velvet Underground. Per un disco che funziona ad ogni modo, basti ad esempio la splendida title-track, oscura e martellante psichedelia.

Carne su carne

Dopo lo scioglimento dei Sad Lovers and Giants, Tristan Garel-Funk e Nigel Pollard reclutarono altri musicisti e diedero vita agli Snake Corps. Lo stesso Pollard lasciò prima ancora di registrare il primo album. Flesh on Flesh uscì nel 1985 e contiene un paio di potenziali hit, Look East for Eden e Miracle, che, sfortuna volle, tali non furono.

Nome d’Art

Tristan Garel-Funk (troppo facile scoprire l’anagramma di quel fittizio cognome) è stato il chitarrista di due ottime band del post-punk britannico, i Sad Lovers and Giants e, dopo lo scioglimento dei primi, gli Snake Corps. La fortuna non ha arriso a nessuna delle due band pur avendo dato alle stampe dei gran dischi in particolare  per gli amanti tristi  ‘Epic garden music’ e ‘Feeding the flame’, dischi imbevuti di umori folk e psichedelici.

A questo mondo perfetto io rendo grazia

Preghiere, l’esordio solista di Vero, al secolo Fabio Barovero, fu cosa ben distante dal suono dei suoi Mau Mau. Jazz, elettronica minimale, archi, field recordings, sapienti cameo di Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Emidio Clementi (Massimo Volume). Ottimo primo tassello di un musicista eclettico.

Paesaggi non euclidei

Arpa, pianoforte e sintetizzatori a evocare gli scenari alpini non euclidei René Daumal. L’album d’esordio di Raul Lovisoni e Francesco Messina, ideale prosecuzione del romanzo incompiuto del poeta francese vicino ai surrealisti, Prati bagnati del monte Analogo esce nel 1979 per l’etichetta Cramps di Gianni Sassi, con la produzione di Franco Battiato e la partecipazione, in una delle tre lunghe tracce, di Juri Camisasca. E sembra veramente di lambire il senso di  quella vetta tanto agognata dai personaggi del libro.