Un’emozione (non) da poco

La piramide di Tirana è un contenitore vuoto che i ragazzi usano come scivolo.  Nata come museo e memoriale di Enver Hoxha è diventata prima centro culturale poi locale notturno beffardamente chiamato ‘La mummia’. La struttura perde pezzi, dentro e fuori, e c’è chi vorrebbe abbatterla cancellando uno dei segni più ingombranti di un passato vissuto sotto assedio.  Hoxha riuscì a isolare il paese rompendo prima con la Jugoslavia di Tito, poi con l’Unione Sovietica, poi con la Cina accusata di aver tradito l’ortodossia marxista-leninista.  Dal 1978 l’Albania ebbe relazioni diplomatiche solo con Cuba, il Vietnam, l’Algeria, la Libia di Gheddafi, l’Iran dell’ayatollah Khomeini e pochi altri paria del globo. Hoxha lasciò un paese trincerato dietro quelle casematte che ancora punteggiano la costa e dove lo stesso apparato dirigente viveva recluso nel quartiere di Tirana chiamato non a caso Blok, il blocco.

Un’emozione non da poco entrare con passo guardingo nella scalcinata piramide come tra i cocci infranti di una storia d’amore. Un’emozione non da poco come quella cantata da Max Collini in quel piccolo gioiellino che è Socialismo Tascabile, l’esordio quasi fuori tempo massimo dei reggiani Offlaga Disco Pax con in testa un’altra emozione, da poco stavolta, cantata da Anna Oxa dopo aver abbandonato le due acca dell’ingombrante cognome d’origine .

Al top col pop

“Mi pare che in una intervista mi avessero chiesto quali fossero le mie dieci canzoni preferite e io avevo subito accettato, perché mi diverto a stilare quegli elenchi. La lista finì in mano a Simon Draper della Virgin, che notò la presenza di quel vecchio successo dei Monkees e mi domandò: «Dicevi sul serio?» Io avevo bluffato, lui era venuto a vedere e quindi risposi di sì. Entrai in studio e incisi I’m A Believer.”

Registrata quasi per scherzo con Nick Mason dei Pink Floyd alla batteria, Fred Frith alla chitarra, Richard Sinclair al basso e Dave MacRae al piano, il brano entra nelle classifiche dei singoli più venduti tanto da ricevere l’invito a eseguirla in TV.

Ma quando trapela che il produttore Robin Nash di Top of the Pops ha detto che non sta bene mostrare la sedia a rotelle negli spettacoli d’intrattenimento per le famiglie Robert Wyatt propone provocatoriamente di presentarsi con tutto il complesso in sedia a rotelle. Alla fine la spunta Wyatt che comparirà davanti al pubblico di Sua Maestà con la sua sedia a rotelle ma sarà una vittoria effimera: il grande musicista britannico sarà per questo, e per una proposta musicale sempre controcorrente, messo in disparte e tenuto lontano dai riflettori della TV.

Pasqua con chi vuoi

Onoro il proverbio e passo Pasqua in compagnia del compianto Holger Czukay, allievo di Stockhausen, bassista degli imprescindibili Can, musicista di parecchie spanne sopra la media anche negli episodi minori della sua ricca discografia: l’ellepì ‘Rome remains Rome’ uscì giusto trent’anni fa e ospita come guest star involontaria un certo Karol Wojtila, Papa Giovanni Paolo II, nel brano Blessed Easter dove il musicista tedesco manipolava voci e suoni rubati a piazza San Pietro.

Ben oliati gli ingranaggi

L’estemporaneo nome Hash Jar Tempo, una storpiatura dei krauti Ash Ra  Tempel, vide il neozelandese Roy Montgomery (già Dadamah) far comunella con gli americani Bardo Pond. La combriccola tirò fuori due monumentali dischi di chitarre: Well Oiled (1997) e Under glass (1999). Due veri e propri muri del suono destinati a chi, dal fondo di un pozzo, ha il coraggio di arrampicarsi e arrivare fin lassù  dove la luce annulla i colori come nella copertina del primo fragorosissimo LP.

La piaga emozionale

‘The Emotional Plague’ è un disco splendido,  scoperto con almeno una decade di ritardo perché snobbato anche dai presunti alternativi dei miei stivali. Fu uno degli ultimi titoli licenziati dalla gloriosa Homestead Records che negli anni ottanta aveva per le mani band come Sonic Youth e Dinosaur Jr prima di chiudere i battenti nel 1996.

Il disco contiene un’ora di musica onirica e inquieta da mandare in loop per farsi riaprire ogni volta le piaghe dell’anima e rappresenta lo zenit compositivo e insieme il canto del cigno di un gruppo cazzone a cominciare da quella bislacca denominazione sociale, i ‘Supreme Dicks’, da Amherst, Massachusets, che impiegò quasi dieci anni ad affermarsi e moltissimo meno per far perdere le tracce. Come si conviene ai sogni dopotutto.

 

A new start (for swinging shoes?)

L’Ostile Libero cambia casa. Intanto continuate a visitarlo nella vecchia: http://esercitodisanti.blogspot.it/

Non prima però di esservi ascoltati questi Giardini di Mirò d’annata (da ‘Rise and fall of academic drifting’ licenziato dalla Homesleep nel 2001, bel video di Marco Porsia che l’onnisciente discogs segnala come film editor dei DVD che accompagnano gli ultimi mastodontici lavori targati Swans ‘The Seer’ e ‘The Glowing Man’).