Mardi Gras

Martedì grasso. Giusto quindi spostarsi a New Orleans e lasciarsi imbonire dallo stregone Dr. John, the Night Tripper, e dal suo medicine show: qui convivono jazz, blues, psichedelia e stregonerie assortite, su tutte il voodoo, importate da Haiti. Una discografia sterminata cominciata nel lontano 1968 con Gris Gris. Buon divertimento.

Un problema di scarpe

Un capolavoro di psych-folk caduto nel dimenticatoio per decenni per colpa della somiglianza della cover del disco con quella di una pubblicità di scarpe. Fu per questo motivo grottesco che Pass the distance, l’esordio discografico dell’inglese Simon Finn pubblicato dall’etichetta Mushroom nel 1970 sparì dalla circolazione. E sparì dalla circolazione anche Simon Finn che andò in Canada per dedicarsi all’agricoltura biologica e all’insegnamento del karate.

Bisogna ringraziare David Tibet, leader dei Current ’93 e grande collezionista di dischi per aver riportato alla luce negli anni zero questa piccola gemma e anche lo stesso Simon Finn che da allora ha ripreso a fare musica e a pubblicare dischi.

Attenti al bruco

Settetto londinese, i Catapilla (corruzione linguistica di caterpillar che qui sta letteralmente per bruco e non per il macchinario per la manutenzione stradale) vissero pochi anni senza diventare farfalle. Due ottimi dischi di jazz-rock venati di psichedelia e impreziositi dalle straordinarie doti vocali di Anna Meek, entrambi licenziati dalla Vertigo, l’omonimo Catapilla (1971) e Changes (1972).

Banditi i sogni (Not All Blacks #2)

L’isolamento di territori come la Nuova Zelanda è stato il presupposto per lo sviluppo di una fauna e una flora completamente autoctona. Musicalmente si potrebbe fare lo stesso discorso: la distanza, enorme in tempi in cui internet era ancora in fase embrionale, ha favorito lo sviluppo di una scena assolutamente originale. Tra i frutti migliori c’è questo This is not a dream dei Dadamah, quartetto che vedeva il chitarrista Roy Montgomery, figura fondamentale della scena musicale neozelandese, affiancato dalla bassista Kim Pieters, la tastierista Janine Stagg e il batterista  Peter Stapleton. Un disco da sonni inquieti dove la psichedelia sixties viene maltrattata alla maniera dei Velvet Underground, il tutto ovviamente registrato in bassa fedeltà.

A volte è meglio tacere

Non ho mai scritto dei californiani Chrome di Helios Creed. C’è una ottima recensione di Francesco Nunziata sul sito di Ondarock che consiglio vivamente di leggere. E poi c’è il disco, Half Machine Lip Moves, anno 1979, un concentrato micidiale di generi tra brandelli di psichedelia, garage e i nuovi modi del punk e dell’industrial. Da sentire e basta.

 

L’importanza della Consonanza

Ribattezzatosi per l’occasione The Group, il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza registra nel 1970 questo disco sospeso tra jazz, avanguardia e psichedelia. Ennio Morricone si traveste da Miles Davis e con la sua tromba sottolinea i fraseggi di Franco Evangelisti, Mario Bertoncini, Walter Branchi, Bruno Battisti D’Amario, Egisto Macchi, Renzo Restuccia e John Heineman. L’intellighenzia della musica sperimentale e d’avanguardia italiana in uno scenario di jungla forato dagli stridii degli uccelli meccanici in copertina.

Ovviamente per avere una ristampa di questo album si è dovuto attendere la bellezza di quarantaquattro anni!

I surfisti di quel posto

“There’s a time to shit and time for God”

Eredi della più sballata psichedelia texana (cito Red Crayola e The 13th Floor Elevators ma ci sarebbe  tutto un sottobosco da scoprire), i Butthole Surfers – sì, i surfisti di quel posto lì – hanno descritto una parabola la cui fase ascendente è stata punteggiata da usa serie di dischi splendidi ed oltraggiosi. Ho scritto eredi della psichedelia ma con i piedi mal piantati nell’hardcore più fangoso e viscerale. Il primo EP eponimo esce per la Alternative Tentacles di Jello Biafra dei Dead Kennedys nel 1983, poi due LP devastanti per la Touch & Go, Psychic Powerless (1984) e Rembrandt Pussyhorse (1986) sono campionari di volgarità e temi grotteschi eppure capaci di entrare in territori avanguardistici con i loro collage di rumori non di rado oscenamente organici. Questi gli episodi imperdibili di una carriera che andrà avanti per un altro decennio di continuo sberleffo per tutto e tutti.

 

Dentro di me come l’Alta Marea

Il titolo è solo uno scherzo, non ho intenzione di scrivere di quel cantautore lì, ma di un gruppo, gli High Tide, che in un mondo migliore avrebbe avuto maggior fortuna di quel cantautore lì e che nell’imberbe gioco della traduzione letterale diventano appunto gli Alta Marea.

Un maelstrom sonoro dominato dal violino di Simon House e dalla chitarra di Tony Hill ben illustrato dall’indiavolata cavalcata di Death Warmed Up. Soli due dischi editi dalla Liberty (Sea Shanties, del ’69 e l’eponimo High Tide, del ’70) cui le etichette hard-rock, psichedelia, progressive vanno tutte bene e al contempo tutte strette.

Pier Paolo psichedelico

C’è lo zampino di Pier Paolo Pasolini in Danze della sera, singolo di Chetro & Co., piccolo gioiellino di psichedelia datato 1968. Chetro & Co. era il duo formato da Ettore De Carolis e Gianfranco Coletta.  L’unica incisione del duo è questo singolo il cui testo riprendeva versi di una poesia di Pasolini, intitolata Notturno. La B-side Le pietre numerate era un omaggio testuale alla Milestones di Miles Davis. Singolare l’uso della violaccia da parte di De Carolis, uno strumento ad arco di sua invenzione dal suono simile a quello della gironda provenzale.

Alberi, erba e pietre

I Träd, Gräs & Stenar, letteralmente alberi, erba e pietre sono l’ultima evoluzione dei Pärson Sound poi diventati con la perdita di un paio di elementi prima International Harvester, poi Harvester, fino all’ultima ragione sociale con cui hanno continuato ad esibirsi fino in tempi recenti. Fanno parte di quella interessantissima scena musicale svedese nota come progg, più vicina alla psichedelia che al quasi omonimo prog-rock.  Il brano che preferisco è la lunga jam di Amithaba, registrata nel 1972 e comparsa come bonus track in una recente ristampa del loro secondo LP Djungelns Lag.